di Anna Benedetto
Reato di botox. Colpevoli tutti: chi lo fa, chi non lo fa, chi lo desidera ma non lo ammette, chi lo fa ma non lo dice e chi invece ne parla troppo in giro. A salire sul patibolo, soprattutto le donne. Meglio se mature, quindi di per sé già “colpevoli” di invecchiare. Giudici e boia sono spesso “le amiche”, i colleghi, i familiari, persone vicine alla cerchia di appartenenza e per questo influenti. E poi ci sono i “vecchi amici” da cui è impossibile separarsi, come il Super-Io, il nostro acerrimo giudice interiore.
Donne Vip e inquisizione
Se il tema è “donne Vip e bellezza”, il clima poi è quello da Grande Inquisizione, dove follower, haters e giornalisti sono sempre pronti a mettere le mani sulla tastiera per trasformarsi in “infallibili” Torquemada.
Da Jennifer Lopez, 55 anni, anche detta “J-gLOw” per la sua pelle splendida “come diamante” (cit. Marcella Bella), regolarmente presa d’assalto dai suoi follower più propensi a pensare che il suo segreto di bellezza sia il Botox, più che l’olio di oliva e la sua miracolosa skincare.
«Per favore non chiamatemi bugiarda – commenta Lopez – Per la 500 milionesima volta…Non ho mai fatto il Botox o usato altri trattamenti iniettabili!!».

Per chi invece non ha mai detto di essere”like a Virgin” rispetto agli interventi di medicina estetica – vedi Madonna of course – scatta la gogna. Tra le tante shitstorm riservate alla cantante, una volta superati i 60, è la gragnola di commenti ricevuti dopo la sua apparizione alla 65ª edizione dei Grammy nel 2023.
Madonna stessa ha risposto a queste critiche con un lungo post su Instagram, denunciando un atteggiamento di “ageismo e misoginia” nei confronti di una donna che, pur essendo diventata una icona, non ha mai smesso di lavorare duro e di fare da apripista a tutte le donne che verranno dopo di lei perché possano avere vita più facile in avvenire.

«Ancora una volta – dice Miss Ciccone – mi trovo sotto il riflesso dell’ageismo e della misoginia che permeano il mondo in cui viviamo. Un mondo che si rifiuta di celebrare le donne dopo i 45 anni e sente il bisogno di punirle se continuano a essere forti di volontà, lavoratrici e avventurose».
Al suo sopracciglio, scatenate l’inferno
In Italia, la pressione sociale sulle donne che scelgono di sottoporsi a trattamenti estetici come il Botox è forse ancora più forte. Lo sa bene Patty Pravo, la cui intervista a “Belve” del 2023 è diventata virale, proprio per aver detto di non essersi mai rifatta niente, di fronte ad una spaesata Francesca Fagnani.
Chi invece va in onda subito dopo una fiala di Botox rischia di sentirsi chiamare “mostro”, “sorcio” o “trans”. È solo uno tra gli ultimi casi quello della conduttrice TV Veronica Maya, vittima di Botox shaming a causa del suo sopracciglio asimmetrico, causato da una iniezione di tossina botulinica fatta troppo a ridosso di una trasmissione e dunque non ancora assestata.
Parallelamente, le dive che decidono di non ricorrere alla medicina estetica o di invecchiare naturalmente spesso subiscono le più aspre dimostrazioni di ageismo.
Come se un un corpo – come quello della donna – che nei media e nella pubblicità è visibile solo se viene “sessualizzato”, non avesse più scena né dignità una volta decisa la “data di scadenza”.
Eva, la Bellezza e il mito del sacrificio
Anche per le donne “normali”, quando si tratta di aspetto estetico, i riflettori restano accesi. Ed è sempre stato così. Nel corso della storia, la bellezza – soprattutto femminile – è stata la lente della visibilità e dell’inclusione sociale.
Suo immancabile corollario: il sacrificio.
Dai busti vittoriani ai tacchi vertiginosi, dagli impacchi tossici di bellezza al piombo delle corti rinascimentali fino alle pratiche più estreme delle tribù Masai.
Il dolore a cui sottoporsi per perseguire determinati risultati estetici era il pegno da pagare per “meritare” di essere ammirate e corteggiate.
Di essere “viste”, nella maggior parte dei casi.
Un retaggio sociale, antropologico, estetico che ha plasmato non solo i canoni, ma anche il nostro modo di percepire noi stesse.
L’acne, la cellulite, il peso corporeo, l’età che avanza, ancora oggi sono tra i nemici più acerrimi del benessere emotivo che una donna incontra nella sua vita fisiologica.
Il senso di colpa ha rimpiazzato il corsetto
E oggi? Il senso di colpa è il nuovo busto contenitivo.
Le donne, oggi, sembrano incastrate in un paradosso perfetto: si sentono in colpa sia quando decidono di ricorrere alla medicina estetica – accusate di essere superficiali, insicure, artefatte, eccessive, esibizioniste – sia quando non lo fanno. E si sentono inadeguate, trascurate, colpevoli di non aver fatto “abbastanza” per migliorarsi.
Non abbastanza dieta. Non abbastanza fitness. Non abbastanza skincare, sonno, meditazione, detox o il nuovo trend di benessere del momento.
Questo avviene, però, principalmente in Italia dove il culto del “naturale, ma non troppo” si accompagna alla condanna pubblica del bisturi e della siringa.
All’opposto, in Paesi come la Corea del Sud la chirurgia estetica e i vari “rituali di bellezza” sconfinano nell’ossessione, considerati un passaggio quasi obbligato nella costruzione del successo sociale e professionale.
Nella nostra fetta di mondo, il mantra del self care è diventato una trappola a due vie: se ti prendi cura di te con strumenti medici, sei giudicata. Se non lo fai, sei comunque giudicata (anche da te stessa).
Il risultato? Una generazione di donne iper-performanti, con l’autostima ad orologeria e il senso di colpa come partner fisso.
Ma il vero tema non è l’estetica. È la narrazione tossica del dover sentirsi “abbastanza” per qualcun altro. Per l’occhio di chi guarda. Per il filtro di Tik Tok. A prova di dito dei follower, sempre pronti a commentare. Una battaglia impari, che miete vittime silenziose.
E allora forse è ora di smettere di cercare la perfezione e iniziare a cercare la libertà: quella di scegliere, senza sentirsi sbagliate in ogni caso.
I benefici psicologici del Botox: evidenze scientifiche
La Scienza ci assolve. Lo avreste mai detto?
Diversi studi scientifici recenti dimostrano che i trattamenti come il Botox, se realizzati in modo armonico e personalizzato, possono migliorare l’umore, la percezione di sé e la qualità delle interazioni sociali.
il Botox può avere effetti positivi sul benessere psicologico. Una meta-analisi del 2024 ha evidenziato come le iniezioni di Botox riducano i sintomi di depressione lieve o moderata, migliorando l’autostima e la percezione corporea dei pazienti.
Il meccanismo alla base di questo beneficio è legato alla teoria del feedback facciale, secondo cui le espressioni del volto influenzano le emozioni. Riducendo le rughe di espressione negative, il Botox può contribuire a migliorare l’umore e a ridurre ansia e depressione. Inoltre, oltre il 70% dei pazienti trattati ha riportato un miglioramento significativo della propria immagine corporea, con un conseguente aumento della fiducia in se stessi e del benessere mentale.
Un altro studio mette in evidenza un effetto benefico sul trattamento della depressione paragonabile all’uso di farmaci. Solo per citarne alcuni.
In sintesi: quando ti vedi meglio, ti senti meglio.
E questo ha un impatto reale, misurabile, sulla tua vita.
Con ricadute sulle relazioni sociali, il lavoro, il menage familiare e la psiche.
La campagna di BTX Bar per una medicina estetica sicura
In scienza e coscienza. Due termini che non andrebbero mai separati. Soprattutto dagli “addetti ai lavori”.
La medicina estetica non è un trucco per nascondersi o omologarsi, ma uno strumento per sentirsi più in armonia con se stessi. E il punto non è “rifarsi”, ma non farsi male con aspettative irrealistiche o – ancor peggio – affidandole nelle mani di improvvisati.
Secondo un recente report dei NAS, solo a Roma, il 25% dei centri estetici risulta fuorilegge. C’è chi “esercita”, senza avere una professione: a casa, in centri estetici, parrucchieri, hall di hotel.
L’offerta di questi improvvisati “Doctor Frankenstein” accoglie, del resto, una domanda sempre in crescita. Il mercato della medicina estetica in Italia è un trend in aumento per tutti i segmenti d’età, dove la richiesta delle donne rappresenta l’80% del mercato e la fascia d’età 19-34 effettua il 40-45% delle procedure ed è la più influenzata dalle mode e dai trend social.
Urge pertanto una “presa in carico” etica, ancor prima che medico-scientifica, di ogni potenziale paziente. È fondamentale che ogni donna possa scegliere liberamente di prendersi cura del proprio aspetto, senza subire giudizi o colpevolizzazioni.
Ma soprattutto che possa farlo in sicurezza in un ambulatorio, per mano di un medico specialista.
Nelle testimonianze di donne “sfigurate” da reazioni avverse, causate da trattamenti effettuati da mani e in contesti non professionali, il senso di colpa campeggia incontrastato.
Il “Cosa ho fatto?!” si sostituisce al “Cosa mi hanno fatto?!“.
Come se la responsabilità di un intervento chirurgico andato male potesse ricadere sul paziente sotto anestesia. Tutto questo a dimostrazione del retaggio psicologico di cui abbiamo parlato.
Affidarsi a medici professionisti certificati garantisce non solo la sicurezza dei trattamenti, ma anche un percorso che valorizzi il benessere psicofisico complessivo, riconoscendo il Botox non solo come un trattamento estetico, ma anche come un possibile alleato per il benessere psicologico.
Il Botox Bar ha lanciato questa campagna di informazione, perchè la bellezza può essere una scelta, ma la sicurezza non dovrebbe esserlo mai.
