Nel mese del Pride, BTX Bar lancia un format culturale gratuito e pop all’interno del suo ambulatorio di medicina estetica. Il primo appuntamento, lo scorso 23 giugno, ha acceso i riflettori su identità, corpo e salute trans, con ospiti come Priscilla, Miki Formisano e Christian Cristalli.
Nel mese del Pride 2025, BTX Bar ha inaugurato un nuovo spazio culturale nel cuore di Milano: il BTX Café, un format gratuito e inclusivo che trasforma l’ambulatorio medico in un luogo di confronto aperto a tuttƏ.
Lanciato il 23 giugno nel centro BTX Bar di Porta Venezia, il progetto ha dato voce a esperti, attivisti e rappresentanti della comunità LGBTQIA+ in un primo talk pubblico dedicato al corpo, alla transizione e al diritto alla salute.
Con l’occasione BTX Bar Italia lancia i suoi percorsi di medicina estetica per persone transgender e non binary.
Un ambulatorio diverso da tutto ciò che ci si aspetta
Ospiti del primo talk – condotto dalla giornalista Laura Bastianetto – sono stati la Drag Artist e attivista Priscilla, Miki Formisano, co-fondatore di Trans Agenda, Christian Cristalli, responsabile nazionale politiche trans di Arcigay, insieme a Camilla Di Pasquali, Founder e Medical Director di BTX Bar Italia, e Andrea Scotti, chirurgo plastico del BTX Bar e responsabile del percorso di riassegnazione chirurgica dell’Ospedale Niguarda.
Presenti in platea influencer, amici, pazienti, e rappresentanti di realtà come Agedo Nazionale e lo Sportello Trans di Ala Milano Onlus. L’obiettivo? Restituire la medicina estetica alla collettività come spazio di libertà e ascolto, dove la bellezza non è un fine, ma un percorso.





TRANS-formarsi per somigliarsi – Il corpo, l’identità, il diritto di essere se stessƏ
Sono corpi non previsti dalla società quelli delle persone transgender. Non conformi, in transizione, negletti o vituperati dalla comunità “civile”.
E, se i social sono il palcoscenico di un odio senza precedenti, la violenza – come ci ricorda la cronaca – dirompe troppo spesso nelle strade.
«I nostri corpi – ribadisce Christian Cristalli – sono corpi plurali, non convenzionali, unici e irripetibili come ciascun corpo a suo modo».

Nel cuore del BTX Café c’è la consapevolezza che il corpo può essere uno strumento di affermazione identitaria, e che la medicina estetica – se praticata con etica e umanità – può accompagnare con rispetto anche chi intraprende percorsi di transizione.
«Ogni persona è anatomicamente diversa. – spiega alla platea la Dott.ssa Camilla Di Pasquali – La medicina e la chirurgia estetica vanno poi misurate sulla persona che ci troviamo di fronte, per migliorare e potenziare quelli che sono i tratti forti del suo viso o del corpo, per tirar fuori quello che ci sembra nascosto. Al giorno d’oggi è possibile costruire un viso più femmiile o maschile, partendo dai lineamenti che abbiamo senza andare alla ricerca della forzatura e dell’esasperazione di questi caratteri. Il nostro modus operandi è invece quello di rispettare l’anatomia di partenza, senza andare a stravolgere un viso. In nessun caso».







Quando il diritto alla salute viene negato, è la società ad avere bisogno di una diagnosi
Il talk ha acceso i riflettori sulle disuguaglianze sanitarie che colpiscono le persone transgender, spesso escluse da percorsi di prevenzione e screening oncologici.
«C’è una prevalenza di patologie oncologiche legate alle persone transgender – commenta Miki Formisano – che spesso non si sottopongono a screening di prevenzione. […] tendiamo a disertare perché spesso il personale medico-sanitario è impreparato».



Anche il percorso legale di affermazione di genere, in Italia, resta a oggi costellato di ostacoli.
«Le persone trans – spiega Cristalli – non hanno la possibilità di vedere riconosciuti i propri documenti senza andare in tribunale e fare dei lunghi percorsi psico-diagnostici, anche molto costosi, che sono stigmatizzanti. Ricordiamo che fino al 2015 per vedersi riconosciuti legalmente, le persone trans venivano sottoposte a una sterilizzazione forzata.Io credo invece che andrebbe diagnosticata la società che crea malessere nel farci sentire persone. Basterebbe guardare oltre il nostro “stivaletto”: in Spagna, Danimarca, Olanda, le vite delle persone trangender e intersex comprendono una serie di percorsi e diritti che qui da noi non sono previsti».
Il Pride della discordia
Mentre i Pride in Italia si trovano sempre più sotto attacco – tra polemiche e defezioni degli sponsor – BTX Bar ha deciso di alzare la voce proprio nel mese più politico dell’anno, tornando a parlare di corpi, identità, salute e bellezza.
Se l’Ungheria di Orban ha vietato il Pride, il governo italiano già l’anno scorso, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, ha rifiutato di sottoscrivere la Dichiarazione europea a favore delle politiche per le comunità LGBTQIA+.
«Questo è il momento giusto per organizzare qualsiasi tipo di manifestazione che sia a sostegno della comunità transgender, sotto attacco in Italia e in tutto il mondo» – commenta Priscilla, la drag queen più famosa d’Italia – «La nostra società etero-cis-patriarcale ha paura della comunità trangender perchè rappresenta tutto quello che questa società combatte. E la combatte perché ne ha paura».
Storie di vita, cura e rinascita
Il BTX Cafè è stato anche uno spazio importante di condivisione di storie ed esperienze personali.
A partire dall’intervento iniziale di Priscilla in un dialogo-monologo con Mariano (Gallo) l’attore che, indossando i panni di Priscilla, ha dovuto confrontarsi con la sua omofobia interiorizzata: «La paura è quella zona di apparente comfort da cui non vogliamo uscire e quando si ha paura non si vede la realtà. Mariano, non la vedova. Mariano, sono io. Mariano era in conflitto con Priscilla, non gli piaceva il suo modo di parlare, di vestire, di comportarsi, non la capiva. E Priscilla, sono io».
Anche Cristalli parla dei conflitti interiori causati dalle aspettative della società nei confronti di una persona rispetto al genere assegnato alla nascita: «Mi sono sentito sbagliato per tanti anni perchè ho smesso di chiedere quello che desideravo: mi era stato detto, spiegato e fatto capire bene che non ci si aspettava da me che io chiedessi quello. E credo che non ci sia niente di peggio di sentirsi giudicati e sbagliati. Abbiamo bisogno di una società capace di far sentire le persone accolte. Ciascuna persona dovrebbe avere uno spazio per potersi esprimere. E, se l’intento di BTX bar è quello di garantire una libera espressione di ciascuna persona, vuol dire che ci troviamo nel posto giusto».
Miki Formisano definisce “il baratro” l’esperienza autodistruttiva degli stupefacenti che, da giovanissimo, non gli hanno risparmiato l’esperienza del carcere e le ripercussioni penali: «Fin da quando ero ancora una bambina, ho avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato in me. Non avendo gli strumenti per comprenderlo, ben presto ho deciso di intraprendere un percorso autodistruttivo. Non avevo la forza di farla finita e quindi mi sono fiondato sulle sostanze stupefacenti. Le sostanze stupefacenti esistevano per soffocare quel dolore che io avevo dentro: preferivo farmi male così per non sentire quell’altro dolore».
La cura, come nella maggior parte dei casi, consiste nella consapevolezza. La rinascita personale – hanno confermato tutti gli ospiti – coincide con una opportunità di confronto e di mutuo aiuto all’interno della comunità LGBTQIA+ e con esponenti “illuminati” della classe medica e del tessuto associativo del terzo settore. Per i più fortunati anche con l’amore. In primis verso se stessi.
«Quando conobbi Marilena, la mia compagna – racconta Miki Formisano – lei aveva già visto “Michele”, ancor prima che lo vedessi io. Erano gli albori di Internet e scoprii che c’erano dei gruppi di uomini transgender nascosti. E da lì subito iniziai a fare il mio percorso di affermazione di genere e capii che c’era anche possibilità di vivere, permettermi di nascere sotto tutti i punti di vista».
«Diciamo che mi ha salvato – conclude Formisano – la proiezione della mia vita: capire che anche io potevo essere una persona serena, felice e capace di amare, perché io non ero capace di amare.
Quando manca l’amore nella vita, quando non ami te stesso, non puoi amare un’altra persona o amare gli altri in generale. Quindi quando ho capito che potevo amare me ho capito che potevo amare Marilena (sua moglie attuale), potevo amare la vita».






La trappola delle cure illegali e l’importanza di una medicina estetica inclusiva
Durante il talk è emersa anche la denuncia delle pratiche clandestine ancora presenti nella comunità trans, come ricordato da Antonia Monopoli, co-fondatrice dello Sportello Trans presso l’Associazione Ala Milano Onlus. Un esempio tra tutti: il silicone industriale iniettato senza igiene, in condizioni disperate.
«Molte di queste ragazze – racconta Antonia Monopoli – che soccorriamo in strada si facevano trattare a casa dalla “bombardera”: questa trans sudamericana, che arrivava con delle taniche di benzina cariche di silicone, preso dal ferramenta, e delle siringhe lunghissime. Si facevano bombardare di silicone in tutto il corpo. Zero igiene. Per chiudere i buchi della siringa, si utilizzava l’attack o lo smalto delle unghie».
Complicanze che, quando non arrivano a causare un decesso, sono difficilmente correggibili e lasciano tracce indelebili: «Ci sono degli interventi – spiega Di Pasquali – che venivano fatti in passato, come l’infiltrazione di silicone liquido (vietato in Italia dal 1992), che ha delle complicanze che poi vengono trattate con una chirurgia distruttiva, con esiti importanti sia dal punto di vista estetico, sia funzionale».
Oggi la medicina estetica, se fatta a regola d’arte – spiega il Dott. Scotti – offre una gamma di trattamenti con risultati un tempo percorribili solo chirurgicamente: «L’evoluzione della medicina estetica per fortuna ha tolto tanto alla chirurgia, consentendo interventi non invasivi, non chirurgici e molto meno costosi con risultati un tempo raggiungibili esclusivamente col bisturi».
BTX Café: la rivoluzione continua a settembre
Il BTX Café tornerà con nuovi appuntamenti da settembre, sempre con ingresso libero. Con questo format, BTX Bar conferma la sua missione: rendere la medicina estetica uno strumento di cura, inclusione e libertà, anche attraverso percorsi dedicati, un registro alias per pazienti transgender e un team di specialistɒ empatici e preparati.
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