Un recente articolo del New York Post parla per la prima volta del fenomeno della “filler blindness”. Ovvero quella “cecità” psicologica da parte di chi si sottopone a trattamenti estetici ripetuti, perdendo progressivamente la capacità di percepire i cambiamenti del proprio volto, normalizzando proporzioni esagerate e continuando a richiedere ritocchi sempre maggiori, con un progressivo distacco tra sé e la propria immagine mentale reale.
“Love Island Face”: il trend che allarma gli esperti
Il ‘caso’ è esploso, a livello mediatico, dopo la messa in onda della 7a edizione di Love Island USA, il dating show dove un gruppo di single, isolato in una villa da sogno senza orologi, è costretto a “ri-accoppiarsi” ad ogni puntata al fine di formare la coppia vincitrice del premio finale.
Quest’anno a catalizzare l’attenzione sono stati i volti dei concorrenti: fronti “congelate” dal Botox, labbra a canotto, mascelle affilate come rasoi. Un nuovo canone estetico di “overdose da filler” replicato sulle facce di ogni concorrente, al punto di renderli simili come un copia-incolla.
In USA i media hanno coniato il termine “Love Island Face” per descrivere questa tendenza di molta Gen Z (la prima nata nel boom della medicina e chirurgia estetica di massa): una generazione cresciuta coi selfie e la tendenza a rendere il proprio volto sempre più simile a un filtro Instagram, con esiti estetici spesso controproducenti nella vita reale.
Secondo la Dottoressa Angela Sturm, chirurgo plastico facciale, il “look da villa” (la villa in cui si svolge il reality) è saturo di filler.
Secondo lei, i protagonisti del dating show “sembrano già più vecchi della loro età e continueremo a vedere la migrazione dei filler e questo fenomeno di ‘filler blindness’“.
L’effetto di questi eccessi, secondo molti esperti, è controproducente a livello estetico: “È come il trucco. Certi look possono sembrare ok in foto, ma non naturali dal vivo o in video“, ha commentato Sturm.

Mi piaccio davvero così o è solo un effetto dell’algoritmo?
Andare dal medico chirurgo estetico per diventare la replica di un volto di tendenza.
Da cosa origina questa necessità?
Secondo gli psicologi si tratta di una scorciatoia per la vera accettazione di sé: la ricerca di sicurezza percepita dalla nostra cultura attraverso il conformismo.
Gli algoritmi sui social ci propongono sempre gli stessi volti, creando quello che gli psicologi chiamano ‘effetto di mera esposizione’ (mere exposure effect). A un certo punto, iniziamo a preferire ciò che vediamo più spesso.
A livello sociologico, questa tendenza racconta anche il tentativo di controllo delle nuove generazioni, spaventate da uno scenario incerto e in continuo cambiamento.
Per i giovani che affrontano l’instabilità economica, l’ansia climatica e il caos politico, l’ambulatorio di medicina estetica può sembrare l’unico posto in cui il risultato desiderato è garantito.
Verso un ritorno alla “bellezza al naturale”
Ma ogni tendenza, ciclicamente, fa posto a una contro-tendenza.
Anche in America, ci sono nuove generazioni di pazienti che ricercano dalla medicina estetica degli effetti più naturali. Il “ritocco” che non si vede, ma che rende l’aspetto più armonico e lavora in maniera preventiva sulla qualità della pelle, in un’ottica pro-aging.
“Penso che stiamo entrando in un’era di trasparenza, di inversione dei filler, soprattutto per labbra e guance” – ha recentemente commentato al New York Post la Dottoressa Lanna Cheuck . “L’industria si sta davvero orientando verso procedure più naturali e rigenerative“.

“You. Better”: il metodo BTX Bar
Noi di BTX Bar Italia preferiamo leggere questo dato non semplicemente come un trend, che per una volta ci sentiamo di sposare, ma come il segno concreto che i pazienti stanno diventando sempre più consapevoli, critici e informati rispetto al settore della medicina estetica.
Ci si può “rifare” senza essere “strafatti”. Perché – come ripetiamo sempre – per noi il miglior risultato estetico è quello che c’è, ma non si vede.


